L'Angolo Sarrista - I numeri di Allan, la profondità di Hysaj: la crescita super del “lato debole”

Analisi tattica di Cagliari-Napoli
27.02.2018 18:10 di  Jacopo Ottenga   vedi letture
L'Angolo Sarrista - I numeri di Allan, la profondità di Hysaj: la crescita super del “lato debole”

Alla Sardegna Arena è andato di scena l’ennesimo Manifesto del Sarrismo. Lampi di genio, pressing organizzatissimo, passaggi nello stretto a ripetizione, uscite in scioltezza, solidità difensiva, e poi Allan, tanto Allan, in ogni zolla, su ogni palla, su ogni uomo, dovunque.

Nelle passate stagioni era difficile trasformare in punti effettivi il già fondamentale apporto del brasiliano. Si diceva più o meno questo: “dà equilibrio al centrocampo, tanta sostanza, buoni tempi di inserimento ma…”. Quel “ma” c’era sempre, uno scetticismo che lo ha accompagnato anche quest’estate, quando secondo alcuni operatori di mercato il ragazzo avrebbe potuto persino finire in Premier, campionato fisico e più adatto alle sue caratteristiche.

Sassuolo, Torino, Sampdoria, Crotone, Benevento, SPAL, Cagliari, sono le avversarie contro cui Allan è stato decisivo con almeno un gol o un assist (4 reti e 4 assist totali), dati però che non rendono conto delle altre gare decise con passaggi indiretti, conclusioni ribattute, contrasti vinti con caparbietà, senso della posizione, polmoni inesauribili e uscite da vicoli ciechi sfruttando fisicità, forza di gambe e furbizia. Quella fastidiosa congiunzione avversativa oggi è scomparsa, il brasiliano combina con efficacia quantità e qualità e rappresenta la vera arma in più di questo Napoli, tanto da contendere la palma di centrocampista più determinante del campionato al laziale Milinkovic-Savic.

Ancora una volta gli azzurri hanno sbloccato la gara con un’azione nata dal lato destro, il famoso “lato debole”, definizione che ormai, di fronte ai numeri spaventosi di Hysaj, Allan e Callejon, non calza più, a meno che con “debole” non si intenda "meno tecnico". Se la straordinaria incisività dell’esterno spagnolo è lampante sin dall’era Benitez, sono l’albanese e il brasiliano a rappresentare le vere novità. Hysaj ha sempre dimostrato grande capacità di spinta ma raramente lo abbiamo visto arrivare sulla linea di fondo con così tanta frequenza. Il secondo gol ieri è arrivato proprio in occasione di un suo affondo e denota un’inedita ricerca della profondità in perfetto stile Ghoulam. Il maggiore coinvolgimento nella manovra di Allan invece è ormai sotto gli occhi di tutti, ma vogliamo analizzarlo a fondo, inserendolo nel più generale sviluppo dell’intera corsia di destra.

Il processo di equiparazione delle due fasce è andato per gradi e può dirsi definitivamente completato. È partito da lontano, precisamente da Dimaro, dove Sarri ha lavorato sull’Allan vice-Jorginho per far fronte alla consueta marcatura a uomo a tutto campo sull’italo-brasiliano. È passato un po’ sordina in virtù della straordinaria efficacia di quel trio di illusionisti formato da Ghoulam-Hamsik-Insigne, ed è poi tornato fortemente in auge a seguito dell’infortunio dell’algerino e dopo la gara contro la Juve, che ha dimostrato come il Napoli debba necessariamente affidarsi ad entrambe le corsie per non essere prevedibile.  

Questi sono i 78 passaggi effettuati ieri sera da Allan (il suo massimo stagionale, ha una media di 45.3 pass a partita). Ricerca della profondità, ampiezza, inserimenti sulla trequarti, ma anche palleggio nello stretto, cambi di gioco e verticalizzazioni come quella che ha lanciato Hysaj sul gol di Mertens. Il brasiliano contro il Cagliari si è spesso sostituito a Jorginho in cabina di regia, permettendo al Napoli di eludere il pressing dei sardi e risalire il campo con velocità.

La squadra di Lopez ha provato a giocarsela a viso aperto e si è disposta difensivamente con un 3-4-1-2. Pavoletti e Han salivano forte su Albiol e Koulibaly togliendo loro tempo per pensare, Faragò e Lykogiannis si attestavano oltre la linea di metà campo pronti a contenere rispettivamente Mario Rui e Hysaj, mentre Joao Pedro seguiva a uomo Jorginho. Con questo pressing molto intenso ed alto fin sui centrali azzurri era fondamentale mantenere la squadra corta e sfruttare il movimento ad accorciare di Mertens o la posizione di Allan.

Nell’azione raffigurata Jorginho si allarga trascinando con sé Joao Pedro affidando temporaneamente il ruolo di playmaker ad Allan. Il brasiliano è girato di spalle ma nonostante la pressione incombente di Padoin mantiene la calma, protegge il pallone col corpo e premia la sovrapposizione di Hysaj. Una situazione che si è ripetuta più volte e che ha permesso agli azzurri di uscire in scioltezza dalla propria metà campo per poi attaccare l’area di rigore avversaria in parità o superiorità numerica sfruttando la differenza di passo tra gli attaccanti partenopei ed i lenti difensori sardi.

Consapevolezza del proprio ruolo, movimenti coordinati e complementari a quelli dei compagni, visione di gioco, ottimizzazioni dei tempi e degli spazi, Allan è migliorato in ogni aspetto ed è diventato un giocatore più disciplinato e meno istintivo. Tuttavia il primo gol è nato da un suo marchio di fabbrica: il recupero palla (8 le palle recuperate ieri, ben 99 in stagione). Ha sradicato il pallone dai piedi di Padoin e ha superato l’ex Juve in velocità con un doppio passo, per poi servire con una lucidità da rifinitore l’accorrente Callejon.