Dall'osceno Orsato allo smemorato Mazzoleni: Qualcosa (non è mai) cambiato

13.11.2018 16:06 di  Arturo Minervini  Twitter:    vedi letture
Dall'osceno Orsato allo smemorato Mazzoleni: Qualcosa (non è mai) cambiato
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© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews

(di Arturo Minervini) - Correva l’anno 1997. Era l’anno di Bill Clinton iniziava il secondo mandato come presidente degli Stati Uniti, usciva il primo libro di Harry Potter, la morte di Lady D faceva commuovere il mondo ed al cinema Jack Nicholson dava vita ad uno dei suoi personaggi migliori: Melvin Udall in ‘Qualcosa è cambiato’. Era il campionato 1997/98, quello dello scandaloso contatto Ronaldo/Iuliano che aveva di fatto deciso la lotta scudetto tra Inter e Juve. L’arbitro era Ceccarini, che dopo vent’anni ha anche avuto l’ardire di ribadire che per lui quello non era rigore. Ecco come funziona questo sistema. Mentire. Negare. Ad ogni costo. Scavalcando ogni pudore.

La domanda da porsi è proprio questa: Qualcosa è cambiato da allora? In mezzo lo scandalo Calciopoli che aveva mostrato al mondo i meandri più oscuri di un calcio marcio ed una rivoluzione tecnologica che sembrava essere la soluzione definitiva alla questione della ‘Sudditanza psicologica’. Illusione svanita troppo in fretta, con il VAR ridotto e sviluppo nell’utilizzo e nella reputazione a seguito di ripetuti e mirati attacchi. Ennesimo rigurgito totalitario da parte di un certi tipo di potere che non vuole vedere sminuita la propria forza.

Da Orsato a Mazzoleni. Pensavamo di averle viste davvero tutte, con Orsato che in quell’Inter-Juve incredibilmente non sanziona Pjanic con il secondo giallo per il fallo a valanga su Rafinha, ma ci sbagliavamo. In Milan-Juve è andato in scena anche l’arbitro ‘smemorato’. Sì, quello che ha dodici microfoni ed è collegato anche con la Nasa, avrebbe (secondo alcune interpretazioni) semplicemente dimenticato di sanzionare Benatia con il sacrosanto giallo (sarebbe stato il secondo) in occasione del rigore fischiato da Mazzoleni (solo con l’aiuto del Var). Resta da chiedersi, dunque, che tipo di certezza vi possa essere in un sistema che vive dell’approssimazione (???) assoluta da parte di chi dovrebbe garantire la regolarità della competizione. Poi ci si stupisce quando si vedono gli stadi vuoti e la passione della gente che sfuma. Forse aveva ragione il protagonista del film di cui parlavamo prima a diffidare delle cose che sembrano belle ma che, sotto, sono invece tremendamente artefatte. Proprio come questo campionato di calcio schiavo del solito sistema…